Urbania Hotel - Guida Turistica

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.: DA VEDERE
La Cattedrale di San Cristoforo La Cattedrale di San Cristoforo
  conserva interessanti opere d'arte. Il Palazzo Vescovile fu trasformato, nei secoli XV-XVI, da Francesco di Giorgio Martini e da Girolamo Genga in uno splendido edificio rinascimentale. Notevole è la Chiesa di San Francesco, fondata nel XIII secolo e rifatta nel 1762, nel cui convento si trova il cimitero delle mummie.
La chiesa dei Morti e il cimitero delle Mummie
  La Chiesa dei Morti, già Cappella Cola fino al 1836, ornata da un bel portale gotico, conserva al suo interno il Cimitero delle Mummie noto per il curioso fenomeno della mummificazione naturale, dovuto a una particolare muffa che ha essiccato i cadaveri succhiandone gli umori. Nel 1833 furono esposti dietro l'altare 18 corpi già mummificati estratti dai sepolcri vicini, in seguito all'istituzione dei cimiteri extraurbani per effetto dell'editto napoleonico di Saint-Cloud del 1804. Alla sistemazione dei corpi provvide la Confraternita della Buona Morte, fondata a Casteldurante nel 1567, sotto la protezione di San Giovanni Decollato (all'interno della chiesa è visibile una rappresentazione del Santo, opera di Giustino Episcopi). Scopo precipuo del pio sodalizio era il trasporto gratuito e alla sepoltura dei morti, specie degli indigenti, l'assistenza dei moribondi, oltre alla registrazione dei defunti in uno speciale libro, fino alla distribuzione delle elemosine ai poveri. Durante la cerimonia funebre i "fratelli" indossavano una veste bianca con cappuccio nero sul capo (come si può vedere all'interno della chiesa nel personaggio al centro, il Priore Vincenzo Piccini, ideatore della necropoli). Le Mummie di Urbania attendono il visitatore ognuna con la sua storia da raccontare: vi è una giovane donna deceduta di parto cesareo, un giovane accoltellato in una veglia danzante e persino la mummia dello sventurato che, si racconta, fu sepolto vivo in stato di morte apparente. Ma lasciatevi svelare dal custode le nascoste vicende di tutti i personaggi
Il Palazzo Ducale e Museo Civico di Urbania-Casteldurante
  Tappa obbligata è il Palazzo Ducale che ospita il Museo Civico, la Biblioteca e la Pinacoteca con pregevoli raccolte di manoscritti, incisioni, disegni (tra gli autori Barocci, Zuccari, Carracci) e i famosi globi di Gerardo Mercatore. Il Palazzo Ducale di Urbania è uno dei capolavori voluti dal Duca di Urbino Federico II da Montefeltro: un luogo d'arte e dello spirito che un attento restauro ha riportato all'antico splendore. L'architetto Francesco di Giorgio Martini progettò l'impianto generale (uno splendido complesso monumentale di 6.000 mq ) e Gerolamo Genga le sale più belle del Palazzo, compreso il camminamento sul fiume Metauro che svela un'incantevole scenario sulle affascinanti e tortuose anse del fiume, sulle caratteristiche colline e sulla parte trecentessca di Casteldurante con le case fondate sulle rocce di arenaria e che si ergono sul Metauro. Si accede al Palazzo Ducale attraverso lo splendido Cortile d'onore rinascimetnale, della seconda metà del '400, con un loggiato che si apre tra ventidue colonne di travertino che ricorda quello del Palazzo Ducale di Urbino. Salita la scalinata si giunge al Piano Nobile , dove si entra immediatamente nella Sala Maggiore, grande opera di Gerolamo Genga con splendido soffitto con volte a vela. Questa era la sala per le festività e solennità cortigiane. Oggi il Palazzo Ducale ospita il Museo Civico . Affascinante è la sala dei Cavalieri dove sono esposte tele pregevoli del tardo '500 e i due rari Globi del Mercatore (la sfera terrestre - 1541 - e la sfera celeste - 1551 -) il più grande geografo del Rinascimento
Il Palazzo Ducale e Museo Civico di Urbania-Casteldurante  Di grande fascino è l'incisione monumentale de Il Corteo Trionfale di Carlo V lunga 12 metri e realizzata in occasione dell'incoronazione imperiale. All'interno del Palazzo si trova la Pinacoteca Comunale con una pregevole quadreria che raccoglie oltre cento dipinti, con un particolare riguardo alla cultura manierista . Le altre sale del Museo sono riservate alle collezioni di grafica di noti maestri dal Rinascimento al '900, a splendide ceramiche di Casteldurante prodotte tra il '400 e il '700 e ad una raccolta di quasi mille disegni d'età tardo-rinascimentale collezionati dai Conti Ubaldini. Negli ultimi tre decenni si sono verificate importanti donazioni che si riannodano idealmente alle opere precedenti. Non si può, infine, lasciare il Palazzo Ducale senza aver prima visitato le Cantine quattrocentesche dov'è allestito il Museo di Storia dell'Agricoltura. Con il suggestivo gioco di ombre e luci si possono ammirare i reperti della civiltà contadina della valle del Metauro sapientemente ordinati nel ciclo del grano, della vite e del vino. Di grande fascino è, infine, la Rampa elicoidale nell'interno della torre progettata da Francesco di Giorgio Martini.
Le ceramiche del Museo Civico
  Nelle sale di ceramica durantina sono esposti reperti dal '300 al '700 e frammenti rinvenuti in Urbania, nella varietà di forme (boccali, ciotole, crespine, piastrelle) e stili (dal severo al compendiario). Oltre a disegni di ceramisti e pittori legati all'ambiente (i "cartoni" utili alla costruzione degli istoriati, dal '400 al '700), troviamo anche un disegno del Piccolpasso, trattatista della ceramica del '500. Si giunge alla sala Federico Melis e della ceramica moderna: qui sono esposte le sue opere assieme a quelle di ceramisti con lui in contatto dal 1940 al 1969; il Melis ha formato giovani allievi portando nella ceramica locale nuove comunicazioni con la pittura contemporanea. Il Museo provvede alla ricerca, produce strumenti multimediali e pubblicazioni; organizza mostre sulla ceramica e sulle raccolte roveresche. Il Museo collabora con enti del ramo ceramico e con studiosi come ad esempio il MIC di Faenza, il ceramologo Giancarlo Bojani, lo storico dell'arte John T. Spike ed altri.
IL Museo Arcidiocesano di Urbania
  Il Museo Diocesano di Urbania è situato in un bell'edificio in mezzo al paese, che un tempo fu Abbazia benedettina, fondata alla fine del sec. VI. Nel 15° e 16° sec. fu trasformato per opera di Francesco di Giorgio Martini e di Gerolamo Genga in uno splendido edificio rinascimentale, quale ora si presenta. Il Museo raccoglie opere un alto numero di opere artistiche. Il "lapidarium" (epigrafi cimiteriali, reperti romanici) serve da accesso al Museo; si passa, poi, al alla Sala degli argenti che contiene calici, ostensori, reliquari, cimeli in oro e argento e da qui al Salone d'onore dov'è esposta la serie completa dei ritratti e degli stemmi dei vescovi. Le stanze contengono opere di pittori manieristi metaurensi ('500/'600) e codici; si prosegue con la Sala Giustin del Vescovo, con affreschi, tele, bassorilievi e busti. Per arrivare alla Sala delle Madonne (con pale d'altare e tele a olio), si attraversa la Cappella vescovile, di squisita fattura a intagli > lignei. La successiva è la sala dei ricevimenti con numerosissime tele ad olio con dipinti del 1500 e del 1600. La Sala dei Manieristi con tele e busti introduce alle Sale di ceramica dove sono raccolti quasi 1000 pezzi, manufatti da Castel delle Ripe (1200-1272), Casteldurante (1272 - 1636) e Urbania (dal 1636). Nella I sala si documenta l'origine dell'arte figulina e dei colori locali. La II saletta contiene maioliche dei secc. XVI e XVII. La III è dedicata al '700, mentre la IV alla terraglia dell'800, in particolare dalla "Fabbrica Albani". Nell'ultima sala sono esposti pezzi dal 1900 al 1930 dei Piccini e Letizia, le ceramiche degli anni successivi di Federico e Isa Melis, pezzi della "Ceramica di Piccolpasso" e degli artisti di oggi.
Teatro Bramante Il Barco Ducale - residenza estiva dei duchi
  A 1 Km da Urbania, in direzione Sant'Angelo in Vado, si impone maestoso il "BARCO", residenza estiva e luogo di caccia dei duchi di Urbino, che domina un'area naturale, con alberi e prati di grande fascino. Dato il suo forte richiamo, il Barco di Casteldurante è stato un famoso luogo di villeggiatura per celebri umanisti e poeti del Rinascimento, tra i quali il Tasso che ne cantò le lodi nel suo capolavoro. Il Barco di Casteldurante è collegato al Palazzo Ducale da un miglio di fiume che i nobili risalivano in barchetta. Il Barco, originariamente costruito in forma quadrilatera con un cortile interno, fu rimaneggiato da Girolamo Genga nei primi decenni del XVI sec. e, verso la metà del '700, venne modificato internamente con l'inserzione della Chiesa di S. Giovanni Battista, su progetto di derivazione vanvitelliana.
Il teatro Bramante
  venne realizzato ex novo sulle basi di un'antica fortezza trecentesca , poi mutata in Magazzino dell'Abbondanza nel XVIII secolo. L'Accademia Teatrale, questa società di cittadini primari che avevano a cuore l'attività teatrale, schermo artistico delle passioni politiche, fu decisiva per realizzare la nuova fabbrica. Il Risorgimento italiano fu propizio ai teatri e in prossimità se non in coincidenza con l'unificazione italiana, fu inaugurato nel 1864 il nuovo teatro che si volle intitolare all'illustre concittadino Donato Bramante .